Calcio e scommesse, il punto di Kristian Pengwin

Negli ultimi giorni non si parla d’altro, il calcio italiano è nuovamente al centro dei riflettori per l’ennesimo scandalo che lo vede coinvolto
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Nella confusione più totale tuttavia si sta dando vita e spazio alla solita generalizzazione, basata su supposizioni, poche concretezze e tanti (troppi) luoghi comuni.

Non sappiamo ancora se i protagonisti coinvolti abbiano semplicemente giocato al casino online (cosa a loro concessa), scommesso su eventi calcistici (vietato da regolamento) o, ancora peggio, puntato sulle proprie squadre/prestazioni e alterato o comunque condizionato gli andamenti delle partite. E nonostante ciò, l’accostamento di questi profili alla ludopatia con conseguente patetica e ridicola commiserazione è già in atto.

Forse però bisognerebbe prima partire dal porsi domande ben più importanti per comprendere fino in fondo la questione.

Facciamo un passo indietro e cominciamo dal capire la differenza tra gioco legale (.it) e gioco illegale (.com). Il primo sicuro, tassato, regolamentato e controllato dallo stato italiano. Il secondo, operante sottobanco, ovviamente non autorizzato da alcun ente ufficiale.
Tanto per iniziare dunque la vera domanda da porsi sarebbe sul come ci finisce un calciatore milionario di massima categoria a contatto con siti di gioco non autorizzati? E perché decide di giocare proprio su un sito illegale? Spinto da cosa? Spinto da chi? Con quale interesse? Perchè nessuno se lo sta chiedendo?
Ridurre tutto alla ludopatia è irrispettoso nei confronti delle tante persone che malate lo sono veramente. La ludopatia è una malattia, non un alibi da utilizzare sotto consiglio del proprio legale.
Perchè la ludopatia non è un vizio, ma una vera e propria malattia che si presenta con sintomi chiari e nella maggior parte dei casi visibili in modo evidente alle persone vicine.

Perdere soldi non equivale all’essere ludopatici. Utilizzare piattaforme illegali per spostare ingenti quantità di denaro non vuol dire essere ludopatici. Non rispettare le regole imposte dalla tua federazione non vuol dire essere ludopatici. Fare scommesse non equivale all’essere ludopatici.

Come per ogni cosa nella vita è il nostro rapporto con lo strumento a regolare il corretto, sano e giusto equilibrio. E soprattutto in questo specifico caso c’è chi uno strumento (quello delle scommesse) lo può usare e chi, da regolamento, NO.

Purtroppo però in un mondo come quello dei calciatori dove tutto arriva troppo facilmente, manca l’educazione a quelli che dovrebbero essere i valori di base di ciascun sportivo: professionalità, rispetto e impegno.

C’è da lavorare e capire: nascondersi dietro la “carta ludopatia” sarebbe troppo semplice e banale.


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