Il corpo di Carlos Alcaraz torna a scricchiolare, così come il suo tennis. Il campione spagnolo, da molti pronosticato come presente (e futuro) numero 1 mondiale, ha perso smalto, fiducia e consapevolezza. Non inganni la distorsione alla caviglia procuratasi a Rio de Janeiro, che l’ha costretto al ritiro contro il brasiliano Thiago Monteiro; sono mesi che Carlitos non è più lo stesso. Sia chiaro, non si tratta di sconfitte all’esordio o prestazioni indecorose, ma qualcosa sembra stridere rispetto allo straordinario periodo febbraio-luglio 2023. Il tennis dell’iberico è difficile, iper aggressivo, sempre al limite sia tecnicamente sia fisicamente. I 183 centimetri di altezza, inoltre, non aiutano sul servizio, un fondamentale certamente migliorato ma che, da tale statura, non sarà mai devastante. Gli avversari, dopo mesi di simil-dominio (ad eccezione di qualche sfida con Djokovic), lo hanno studiato, trovando qualche punto debole su cui insistere. È un tennista strepitoso, degno erede di Rafael Nadal, ma difficilmente potrà essere quel dominatore assoluto di cui si è narrato con eccessiva (ma comprensibile) fretta.
Alcaraz, i numeri della crisi
I dati statistici sono inequivocabili. Da febbraio a luglio 2023 (non giocò in Australia per infortunio) Carlos Alcaraz ha vinto 47 partite su 51, che corrisponde al 92% di successo; sei i tornei vinti, tra cui Wimbledon e i Masters 1000 di Indian Wells e Madrid, su dieci tornei disputati. Da quel momento a oggi, nonostante alcuni buoni piazzamenti, vi è stata una drastica inversione di tendenza: 24 vittorie e 11 sconfitte (69%) e nessun titolo. È il periodo più lungo, da quando ha vinto a Umago il primo alloro ATP nel 2021, senza alzare un trofeo al cielo. I numeri diventano ancor peggiori analizzando gli scontri diretti con i Top 10: 8 vittorie e una sola sconfitta nel periodo d’oro (89%) e 9 successi su 17 nei mesi successivi (53%).
Sinner, obiettivo secondo posto
«Sento il fiato di Jannik sul collo – ha spiegato Alcaraz, oggi n.2 ATP -. Devo essere in prima linea il più possibile per cercare di non farmi raggiungere e per riconquistare il primo posto». Lo spagnolo, da lunedì prossimo, vedrà assottigliarsi ancor di più, anche a causa dell’infortunio alla caviglia, il vantaggio su Sinner, che sarà ‘solamente’ di 535 punti. I numeri sono importanti, ma lasciano il tempo che trovano. È lo stato di forma dei due giovani campioni a far pendere la bilancia nettamente dalla parte dell’azzurro. «Ho sempre spiegato che non vi è alcun segreto – ha proseguito Alcaraz -. Sinner ha lavorato molto duramente e si vede. In ogni torneo è concentrato su ciò che deve fare. Ne parlo con Juan Carlos (Ferrero; ndr) molto spesso quando vediamo Jannik all’opera. È ancora più professionale di prima. Il lavoro quotidiano paga, sono felice per lui e per il suo team».