Conversazione radiofonica con Angelo Binaghi, presidente Fitp, l'autentico demiurgo dell'Età dell'Oro del tennis italiano, incrociato sulle onde della Politica nel Pallone, l'ultraventennale trasmissione condotta da Emilio Mancuso per Gr Rai Parlamento, in onda ogni lunedì e giunta alla puntata n.742. All'indomani di Malaga si celebra il maestoso 2024 della prima potenza mondiale della racchetta. L'affermazione è incontrovertibile, parlano i risultati e viene sottolineata dai commentatori internazionali, a cominciare dai connazionali di Nadal e Alcaraz (""La scuola italiana si è impadronita del tennis", La Vanguardia; "Dominio incontestabile", El Mundo; "Los Capos", Marca; "L'Italia domina il tennis", As) e poi la Bbc ("Sinner chiude un anno incredibile difendendo il titolo in Coppa Davis"); L'Equipe ("Il tennis ha il suo stivale") e via tributando onori ai campioni e alle campionesse del mondo.
Binaghi sul caso Sinner
Binaghi, naturalmente concorda in lungo e in largo, consapevole dell'incommensurabile valore delle imprese e forte di un'autorevolezza internazionale che da esse derivano. Così, è un piacere ascoltare il messaggio forte e chiaro del presidente della federazione tennistica sul tetto del mondo, spedito in direzione Montreal, quartier generale Wada e Losanna, sede del Tas. A pensar male si fa peccato, ammoniva Andreotti, ma qualche volta si indovina. Presidente, poiché Sinner è un marziano che nessuno può fermare sul campo, c'è qualcuno che vuole fermarlo fuori dal campo? "Non so se ci sia qualcuno che voglia fermare Sinner. Magari c'è qualcuno, anche in Italia, che speri fermino Sinner, questo è evidente, però non ce ne frega nulla. Nel senso che il caso Clostebol è stato chiarito in ogni suo aspetto. Tutto il mondo ha capito che cosa sia successo a Sinner e credo sia questo l'aspetto più importante, innanzitutto per l'integrità dell'immagine del ragazzo e, ancora di più, per il suo stato d'animo che deve essere diverso da quello purtroppo sopportato da Indian Wells in poi. Jannik sapeva di non aver fatto nulla, ma non poteva dirlo. In realtà, tutti hanno compreso ciò che è accaduto, tranne forse due imbecilli al mondo. Eppure, l'ho detto a Sinner, questo è un titolo di merito per la maggior parte delle persone di buon senso. Ritengo il caso chiuso, penso che il peggio sia assolutamente passato: bisogna aspettare la sentenza, non so se verrà emessa prima o dopo gli Australian Open. Credo sia una formalità, abbiamo grande fiducia nel Tas". Che speriamo si sbrighi a chiudere una volta per tutte questa surreale vicenda, figlia della Wada, adusa fare la lotta al doping come le pare. A proposito: si sa nulla degli oltre 900 risultati dei test di atleti accusati di avere infranto le regole antidoping? Secondo il New York Times del 27 settembre scorso, a causa di una serie di problemi tecnici, alcune settimane prima dei Giochi di Parigi, idatabase Wada sono andati in tilt. La Wada ha replicato: "Ci sono state alcune questioni tecniche temporanee rapidamente risolte". Senza risposta è rimasta la domanda di sempre: chi controlla i controllori?