Jasmine Paolini, intervista esclusiva all'allenatore: "Tutte le sfide per il 2025"

Il coach Renzo Furlan alza l’asticella: “Non è cambiata di una virgola, può migliorare ancora”
Alessandro Nizegorodcew
7 min

«Jasmine non è cambiata di una virgola dopo la finale al Roland Garros, è una sua grande qualità. È una ragazza sempre solare anche se ovviamente, oggi, ha più carichi sulle spalle». Renzo Furlan, coach di Jasmine Paolini e prossimo capitano azzurro in United Cup (Italia al via domani alle 7.30 contro la Svizzera), racconta la sua allieva pronta alla (difficile) stagione della conferma. «Purtroppo i tempi sono stati ristretti e ci siamo allenati poco. La Billie Jean King Cup è terminata il 20 novembre e, dopo un periodo di vacanza, abbiamo ripreso da non molto. Dopo un periodo di training a Dubai stiamo lavorando anche qui a Sydney e lo faremo durante la United Cup. Post Australian Open abbiamo previsto un altro periodo di allenamento».

Qual è stata la genesi del connubio Furlan-Paolini?
«Ho visto Jasmine la prima volta in un torneo under 14 a Livorno. Aveva perso 7-5 6-4 la semifinale contro Georgia Brescia (ex n.184 WTA, ndr) dopo un match durissimo. Mi colpirono grinta, determinazione e una tecnica già ben impostata. Quella partita mi rimase impressa, quando ricordo il risultato esatto vuol dire che c’è un motivo valido. L’ho rivista poi anni dopo al centro tecnico federale di Tirrenia, seguita da un ottimo allenatore come Daniele Ceraudo. Ho ricevuto la telefonata di Jasmine, che mi chiedeva di seguirla, a settembre 2015. Da lì è nata la nostra avventura, anche se inizialmente mi sono dovuto dividere tra lei e la federazione tennistica serba, con cui avevo appena stretto un accordo».

Inizialmente Jasmine aveva nella terra battuta la superficie preferita, oggi appare invece il “veloce”.
«Tennis e consapevolezza di Paolini hanno avuto negli anni un’evoluzione. La prima volta che è venuta da me le ho chiesto su quale terreno si trovasse meglio. Pochi lo sanno, ma mi rispose: “il cemento”, quello più lento. Pian piano invece, anche cambiando alcuni aspetti del proprio tennis, cominciò a trovarsi meglio sulla terra battuta. Oggi predilige il cemento rapido».

Dopo la finale al Roland Garros c’era il rischio che “Jas” potesse perdersi un po’ a causa dell’esposizione mediatica improvvisa.
«Le sue giornate, anche per via di sponsor e altri impegni, sono cambiate, ma i suoi comportamenti sono gli stessi di sempre. C’è un aspetto, però, che è stato utile a mantenere i piedi per terra».

Quale?
«Jasmine, dopo la finale a Parigi, si è riposata per quattro giorni; poi siamo andati, con una settimana di anticipo rispetto all’inizio del torneo, al WTA di Eastbourne. Un evento bellissimo, sia maschile che femminile, con l’hotel che dista cinque minuti a piedi dal circolo. Tutto questo ci ha permesso di allenarci con tranquillità e serenità mantenendo un basso profilo. Jasmine ha quindi giocato per trenta giorni di fila».

Una caratteristica che ha accompagnato gli exploit di Paolini è la difficoltà nei primissimi turni. Poi, quando prende il via…
«È vero, se entra in fiducia diventa pericolosa per tutti. I primi turni sono sempre insidiosi, bisogna comprendere il proprio livello e adattarsi alle condizioni di gioco. Se ripenso al primo turno a Wimbledon contro Sara Sorribes Torno, mamma mia… Non giocò male, ma fu un incontro ricco di alti e bassi. Nelle sfide successive Jasmine ha alzato vertiginosamente il ritmo».

Contro Emma Navarro, nei quarti di finale, ha giocato il match perfetto?
«Si, è stato l’incontro dell’anno per qualità, anche se per alcuni aspetti la partita in ottavi di finale contro Madison Keys mi aveva colpito di più».

Quali?
«Io non guardo quasi mai i dati statistici, ma in quella circostanza rimasi sorpreso in positivo dai chilometri percorsi da entrambe le giocatrici, ben sopra la media. Non credo sia un caso che Madison si sia fatta male (il match finì 6-3 6-7 5-5 rit.), aveva speso tantissimo».

Su cosa avete lavorato a Dubai in vista della nuova stagione?
«Jasmine deve ancora migliorare nella gestione delle angolazioni al servizio: è cresciuta nella velocità massima e nella percentuale, ma sfrutta ancora poco gli angoli. Deve diventare più incisiva con il rovescio lungolinea e migliorare nel colpo in uscita dal servizio».

Quanto è importante Sara Errani?
«È una miniera di informazioni. Ha raggiunto il numero cinque del mondo in singolare e la prima piazza in doppio, mette tutta la sua esperienza a disposizione di Jasmine. Trasmette il suo vissuto. Giocare in doppio ha aiutato molto Jasmine tecnicamente e tatticamente. Nel 2025 i loro obiettivi saranno gli Slam».

Oltre 100 match disputati tra singolare e doppio. Jasmine è riuscita però a trovare le ultime energie per il successo in Billie Jean King Cup.
«Dopo le WTA Finals ci siamo confrontati, a causa di un problema al piede che Jasmine si porta dietro da un po’, ma in pochi secondi abbiamo deciso di non fermarci e puntare con grande convinzione sulla BJK Cup. Devo dire che la FITP l’ha aiutata tantissimo nelle figure di Tathiana Garbin, Vittorio Magnelli, dei fisioterapisti e del team medico. Si parla poco di quest’ultimo, ma Elisabetta Parra è stata fondamentale nella cura del piede di Jasmine. La Nazionale è davvero molto unita in tutti gli elementi».

Obiettivi per il 2025?
«Non pensiamo mai al ranking, viviamo giorno dopo giorno tenendo d’occhio il piede e preparando le singole prestazioni. Jasmine può giocare bene ovunque e, se sta bene, so che vale un posto in Top10. L’obiettivo è quello di raggiungere la massima prestazione possibile in ogni match che andremo a preparare. La classifica sarà una conseguenza di tutto ciò”.


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