
La mattina della celebrazione del tennis italiano al Quirinale dopo la seconda Davis conquistata non è stata una giornata come le altre per Matteo Berrettini. Il 29 gennaio alle ore 6.40 di mattina il cellulare del campione romano ha squillato all’improvviso: era l'agente dell’antidoping che lo avvisava di un test a sorpresa. La reazione è stata uno spasso: “Ho recitato qualche Ave Maria per partire bene”, ha detto il tennista azzurro durante l’ospitata al podcast Tintoria. Un’ora e 50 di aneddoti spassosi e risate, a cominciare dall’incontro con il Presidente Mattarella al Quirinale. “Mi ricordo solo un caldo assurdo, sudore e quella cavolo di cravatta che mi stringeva il collo. E poi le scarpe scomodissime”, ha raccontato Matteo. “Ero molto emozionato, così tanto che non mi ricordo assolutamente cosa ho detto in quella sala”.
La mattinata è stata scandita da interviste e richieste di selfie. Tanti, tantissimi selfie. “Addirittura c’è stato un addetto che mi si è avvicinato con due palline mentre stava per entrare il Presidente: voleva un autografo. Lì ho capito che ero a Roma, a casa mia”, ha detto sorridendo The Hammer. Un particolare che ha lasciato il segno nella memoria dell’azzurro è stata la battuta sul corazziere: “Tutti a dirmi, ammazza quanto sei alto, potresti fare il corazziere. Era un continuo”. E poi, sorridendo, il racconto ironico di un particolare: “Ero sveglio dalle 6.40 e speravo di trovare un buffet. Invece niente, ci hanno lasciato a stomaco vuoto”.