Mouratoglou esclusivo: "Lo stop non toccherà Sinner. E sul nuovo allenatore.."  

Parla il coach di Osaka, allenatore in passato di Serena Williams  e Halep, e ideatore del circuito UTS
Mouratoglou esclusivo: "Lo stop non toccherà Sinner. E sul nuovo allenatore.."
 
Lorenzo Ercoli
Tagssinner

«Per Jannik c’è già una buona notizia: durante la sua assenza, nessuno gli ha rubato il posto. Novak ha raggiunto una finale, ma non l’ha vinta. Carlos e Alexander non hanno giocato bene. Se Alcaraz avesse vinto Indian Wells e Miami, cosa nelle sue corde, avrebbe affrontato con più fiducia il ritorno di Sinner». È questa la lettura di Patrick Mouratoglou su quanto è accaduto negli ultimi mesi ai vertici del circuito maschile. L’attuale coach di Naomi Osaka, già al fianco di campionesse come Serena Williams e Simona Halep, la scorsa settimana ha festeggiato il successo della seconda tappa del suo UTS, andata in scena a Nimes (Francia). Per l’occasione: otto partecipanti e una location mozzafiato, l’anfiteatro romano di Nimes, dove Casper Ruud si è laureato campione ai danni di Tomas Machac dopo tre giornate di tennis che hanno fatto registrare oltre 20.000 presenze.

A Nimes c’erano sei Top 20 in campo, mentre nei tornei ATP da questa parte dell’oceano erano zero. Cosa significa per lei?

«Sono contento di ciò che abbiamo organizzato, ma non competo con l’ATP. Il mio obiettivo è fare qualcosa per il futuro del tennis e portare nuovi appassionati. Un giorno si potrebbe fare con l’ATP stessa. I giocatori fanno il giro del mondo e nel nostro calendario prendiamo in considerazione le loro esigenze. Lo abbiamo fatto con Guadalajara, a ridosso di Acapulco, e con Nimes, alla vigilia di Montecarlo. Così permetti a tennisti di giocare, gestire le energie e raggiungere comodamente il torneo successivo».

Si avvicina il rientro di Sinner: cosa si aspetta da lui? Immaginava un calo così evidente della concorrenza?

«Jannik non sarà condizionato da questi tre mesi. Abbiamo visto cosa ha dovuto affrontare e, nel frattempo, quanto è riuscito a vincere. Ha un mindset da numero 1: era il più forte tre mesi fa e lo sarà anche al suo ritorno. In questo periodo, gli altri non avevano solo l’occasione di fare punti, ma anche quella di vincere tornei e accumulare fiducia per affrontarlo con più determinazione. Eppure, non ci sono riusciti».


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Se gli inseguitori hanno fallito. Mensik e Fonseca tra quanto busseranno alla porta di Jannik?

«Nelle carriere dei giocatori destinati a diventare Top 3 e vincere Slam, tutto accade in fretta. E non credo che loro due faranno eccezione. Penso che l’ingresso in Top 10 arriverà piuttosto rapidamente. Da lì in poi, però, c’è un grande salto da fare sul piano mentale ed emotivo: è un passaggio che richiede tempo, com’è stato anche per Sinner».

A fine anno Cahill lo lascerà. Lei che qualità cercherebbe nell’eventuale sostituto?

«Non so se Vagnozzi avrà bisogno di avere qualcun altro al suo fianco ma, senza fare nomi, se arriverà un nuovo elemento, dovrà essere una figura esperta; credo sia questa la logica che portò all’inserimento di Cahill. L’armonia è una delle chiavi del successo nel team di Sinner, quindi sarà fondamentale che chi entra sappia integrarsi bene e possieda grandi doti comunicative».

Spesso si parla degli atleti come se fossero aziende. Ma ha mai avuto l’impressione, senza riferimenti specifici, che a volte decisioni importanti vengano prese senza visione a lungo termine?

«Ha ragione: gli atleti dovrebbero considerare sé stessi e il proprio team come un’azienda. Ma bisogna anche tener conto che, spesso, parliamo di ragazzi molto giovani. E che, tante volte, sono le emozioni a guidare le scelte. Se vivi nel tour, passi quasi tutto il tempo con il coach: è una relazione professionale molto intensa. In quei momenti, decidere con lucidità può essere davvero difficile. Però non ha torto, capita spesso che gli atleti siano contenti di stare un po’ da soli o pensino che trovare un nuovo tecnico sia semplice. Un allenatore lo trovi, certo. Ma trovarne uno davvero bravo, e adatto a te, è tutta un’altra storia».

Si è fatto un’idea della lettera che i Top 20 hanno recapitato agli Slam?

«Non sono un giocatore, quindi non posso dire troppo. Sicuramente vanno trovate delle soluzioni perché per me non è normale, considerando i soldi che girano nel business, che solo i Top 100 vivano bene per davvero con il tennis. Per me questo è uno dei grandi temi, nessuno in passato ha provato a fare qualcosa per loro. Chiedere e ottenere più soldi per questi atleti è qualcosa che ritengo cruciale per il futuro del tennis».


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«Per Jannik c’è già una buona notizia: durante la sua assenza, nessuno gli ha rubato il posto. Novak ha raggiunto una finale, ma non l’ha vinta. Carlos e Alexander non hanno giocato bene. Se Alcaraz avesse vinto Indian Wells e Miami, cosa nelle sue corde, avrebbe affrontato con più fiducia il ritorno di Sinner». È questa la lettura di Patrick Mouratoglou su quanto è accaduto negli ultimi mesi ai vertici del circuito maschile. L’attuale coach di Naomi Osaka, già al fianco di campionesse come Serena Williams e Simona Halep, la scorsa settimana ha festeggiato il successo della seconda tappa del suo UTS, andata in scena a Nimes (Francia). Per l’occasione: otto partecipanti e una location mozzafiato, l’anfiteatro romano di Nimes, dove Casper Ruud si è laureato campione ai danni di Tomas Machac dopo tre giornate di tennis che hanno fatto registrare oltre 20.000 presenze.

A Nimes c’erano sei Top 20 in campo, mentre nei tornei ATP da questa parte dell’oceano erano zero. Cosa significa per lei?

«Sono contento di ciò che abbiamo organizzato, ma non competo con l’ATP. Il mio obiettivo è fare qualcosa per il futuro del tennis e portare nuovi appassionati. Un giorno si potrebbe fare con l’ATP stessa. I giocatori fanno il giro del mondo e nel nostro calendario prendiamo in considerazione le loro esigenze. Lo abbiamo fatto con Guadalajara, a ridosso di Acapulco, e con Nimes, alla vigilia di Montecarlo. Così permetti a tennisti di giocare, gestire le energie e raggiungere comodamente il torneo successivo».

Si avvicina il rientro di Sinner: cosa si aspetta da lui? Immaginava un calo così evidente della concorrenza?

«Jannik non sarà condizionato da questi tre mesi. Abbiamo visto cosa ha dovuto affrontare e, nel frattempo, quanto è riuscito a vincere. Ha un mindset da numero 1: era il più forte tre mesi fa e lo sarà anche al suo ritorno. In questo periodo, gli altri non avevano solo l’occasione di fare punti, ma anche quella di vincere tornei e accumulare fiducia per affrontarlo con più determinazione. Eppure, non ci sono riusciti».


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