Berrettini e l'aneddoto incredibile con Panatta: "Cosa mi disse quando mi vide servire a 15 anni, e quel doppio con lui"

Il tennista romano si racconta: "Adriano fece una profezia: 'Quando metterai un po' di forza servirai a 220 all'ora'. Sinner ti porta al limite e ti costringe a restarci per tre ore"
Valerio Minutiello

Berrettini racconta un bellissimo aneddoto con Adriano Panatta nel programma Buffa Talks di Sky Sport: “Si dice che Adriano ti abbia visto giocare all’Aniene - racconta Federico Buffa - e abbia detto 'questo con quel servizio e quel dritto andrebbe supportato un po’ di più', e la cosa è arrivata anche alla tua famiglia". Matteo conferma tutto, aggiungendo anche i dettagli: “C’era un po’ di lotta dentro casa, si pensava sempre al famoso pezzo di carta, e quindi giustamente a studiare. In questo episodio di Panatta avevo 15-16 anni e facevo il liceo scientifico, ero già bello alto e magro. Ci siamo guardati negli occhi in famiglia e abbiamo detto, 'che facciamo?’. Ai miei genitori, soprattutto a mio padre, al solo pensiero che avrei potuto giocare gli Internazionali di Roma brillavano gli occhi, e quindi hanno mollato un po’ le briglie e hanno detto 'ok proviamo'". Berrettini racconta un altro aneddoto, sempre con Panatta: "Adriano un giorno arriva all’Aniene, mi vede servire al campo 6, quello in cemento, e mi dice: 'Tu quando metterai un po’ di forza servirai a 220 all’ora'. Io lo guardai e gli dissi: 'Adriano, con tutto il rispetto, ma di cosa stiamo parlando...". E nello stesso giorno ho giocato con lui un doppio: io servo e facciamo punto, ma non vado a rete e lui mi guarda e mi dice: 'A ragazzì, il doppio si gioca serve and volley’. Il punto dopo sono corso a rete e sono caduto perché non ero abituato, mi sono sbucciato il ginocchio”.


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Berrettini, Roma e il tifo per la Fiorentina

Berrettini è nato e vissuto a Roma, ma tifa Fiorentina: "Mio nonno paterno nato e cresciuto a Firenze hanno attaccato la passione per la Fiorentina a mio padre e mio zio che poi l’hanno trasmessa a noi. Per cui siamo nati e cresciuti a Roma, ma tifosi Viola. Cos’è Roma per me? La città in cui sono nato e cresciuto personalmente, che mi ha dato amicizia, famiglia, un allenatore come un secondo padre. Poi la vita mi ha portato lontano da Roma, ma un pezzo di cuore sta sempre lì. Se gioco a tennis da professionista è perché da bambino andavo a vedere il Foro Italico e quel torneo per me è speciale".

Djokovic un killer delle sicurezze

Berrettini poi ricorda quella finale a Wimbledon persa con Djokovic: "Novak è un killer delle tue sicurezze, mentre Nadal fin da subito ti fa capire con chi stai giocando, un animale che vuole mangiarti. Novak spesso inizia più lentamente, inizia a studiare, spesso perde il primo set e poi lentamente ti toglie tutte le certezze che hai nel tuo gioco e ti ammazza. È accaduto anche quel giorno a Londra, sentivo che stavo giocando bene, ero in grandissima forma, però lui a un certo punto è riuscito a disinnescare tutte le mie armi e si è visto che io ero alla mia prima finale e lui alla trentesima".


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Berrettini: "Sinner e Alcaraz hanno alzato il livello, nuovi stimoli"

"Sinner e Djokovic, ti portano al tuo limite e poi ti dicono ora vediamo se riesci a tenerlo per tre ore. E questo lo fanno veramente in pochi, infatti le partite che perdono sono poche. Ora sono arrivati due ragazzi che stanno portando il tennis a un limite ancora diverso, e sinceramente la vivo come una fase normale ma che allo stesso tempo riesce a stupirmi perché quello che fanno Jannik e Carlos mi continua a stupire e proprio per questo gioco ancora e ho ancora questo stimolo così grande”. 


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Berrettini racconta un bellissimo aneddoto con Adriano Panatta nel programma Buffa Talks di Sky Sport: “Si dice che Adriano ti abbia visto giocare all’Aniene - racconta Federico Buffa - e abbia detto 'questo con quel servizio e quel dritto andrebbe supportato un po’ di più', e la cosa è arrivata anche alla tua famiglia". Matteo conferma tutto, aggiungendo anche i dettagli: “C’era un po’ di lotta dentro casa, si pensava sempre al famoso pezzo di carta, e quindi giustamente a studiare. In questo episodio di Panatta avevo 15-16 anni e facevo il liceo scientifico, ero già bello alto e magro. Ci siamo guardati negli occhi in famiglia e abbiamo detto, 'che facciamo?’. Ai miei genitori, soprattutto a mio padre, al solo pensiero che avrei potuto giocare gli Internazionali di Roma brillavano gli occhi, e quindi hanno mollato un po’ le briglie e hanno detto 'ok proviamo'". Berrettini racconta un altro aneddoto, sempre con Panatta: "Adriano un giorno arriva all’Aniene, mi vede servire al campo 6, quello in cemento, e mi dice: 'Tu quando metterai un po’ di forza servirai a 220 all’ora'. Io lo guardai e gli dissi: 'Adriano, con tutto il rispetto, ma di cosa stiamo parlando...". E nello stesso giorno ho giocato con lui un doppio: io servo e facciamo punto, ma non vado a rete e lui mi guarda e mi dice: 'A ragazzì, il doppio si gioca serve and volley’. Il punto dopo sono corso a rete e sono caduto perché non ero abituato, mi sono sbucciato il ginocchio”.


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