Jannik Sinner ha sempre avuto talento, non c'è dubbio, ma è grazie al tanto lavoro che è riuscito ad arrivare nell'olimpo del tennis mondiale, una crescita esponenziale e per certi versi improvvisa che in pochi si aspettavano. In questa categoria sicuramente non rientra l'ex tennista americano Steve Johnson, che in un podcast con John Isner e Jack Sock ha ammesso di aver avuto un'impressione negativa di Jannik quando lo ha affrontato la prima volta: "Era il primo turno degli Internazionali a Roma nel 2019, quella era solo la terza partita a livello ATP per Sinner, aveva 17 anni. All'inizio mi sentivo un po' nervoso all'idea di giocare sul Centrale contro un italiano, ma poi mi sono ritrovato davanti un ragazzino magrissimo e ho capito che dovevo vincere".
Johnson: "Pensavo che Sinner facesse schifo"
Ma la partita non va come Johnson si aspettava: "Ho vinto facilmente il primo set (6-1). Non sapevo neanche chi fosse Sinner, ho pensato che sarebbe stato imbarazzante perdere quella partita. Ho giocato in maniera orribile il secondo set e l'ho perso malamente (1-6). Siamo arrivati al terzo set, ho avuto la possibilità di vincere ma alla fine mi è sfuggita di mano (5-7)". Una sconfitta che lo ha fatto dubitare delle sue reali capacità: "Quando sono arrivato nello spogliatoio ho chiamato il mio agente e gli ho detto di cancellare i miei prossimi impegni, volevo ritirarmi dal tennis. Non potevo accettare la vergogna di perdere contro Sinner. Gli ho detto che ero stato sconfitto da un ragazzino di 17 anni che faceva schifo, era terribile".
Johnson: "Ora Sinner è per distacco il migliore al mondo"
Insomma, Johnson non era esattamente un talent scout: "Il mio agente e il mio allenatore mi ripetevano di dare tempo a Sinner, che era un giocatore destinato alla grandezza. Io gli ho detto che erano così stupidi, che quel ragazzino non sarebbe arrivato da nessuna parte, dopo aver battuto me non avrebbe più vinto neanche una partita". Le cose sono andate in maniera totalmente opposta per Sinner, e Johnson la prende con ironia: "Sono contento di aver valorizzato il suo talento. Non avrei mai pensato che avrebbe potuto vincere degli Slam o diventare per distacco il miglior giocatore del mondo. Sono felice di essere una nota a piè di pagina della carriera di un tennista così forte. E poi chissà, forse se non mi avesse battuto la sua vita avrebbe preso una strada diversa, magari adesso starebbe giocando i Challenger”.