La regina degli scacchi, perché è da vedere e perché no

Il nuovo capitolo del processo alle serie tv riguarda oggi la miniserie che è sulla bocca di tutti. Ecco cosa ne pensiamo
La regina degli scacchi, perché è da vedere e perché no
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ROMA - E' disponibile su Netflix una miniserie della quale tutti parlano. "La regina degli scacchi", interpretata da Anya Taylor-Joy è basata sull’omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis, The Queen’s Gambit. Noi l'abbiamo vista e vi raccontiamo i motivi per i quali (secondo noi) vale la pena vederla e viceversa.

Perché "La regina degli scacchi" è da vedere

Quando una serie diventa prima virale e poi tormentone di solito bisogna stare in guardia. Ne parlano tutti perché va di moda? Oppure merita davvero? Il dubbio c'era, inutile nascondersi. Il processo di beatificazione messo in piedi dalla cassazione del social nei confronti di Anya Taylor-Joy instillava il dubbio che il fattore "ne parlo bene a prescindere perché lo fanno tutti" potesse essere predominante. E invece la perplessità decade quasi istantaneamente. Sì, la regina degli scacchi è veramente un mezzo capolavoro. Raffinato, rifinito, scrittura straordinaria, recitazione impeccabile. C'è tutto in queste sette puntate, una più bella dell'altra. La successiva sempre più avvicente della precedente. Il personaggio di Beth è raccontato così bene (soprattutto nella sua solitudine e determinazione) che è impossibile non immedesimarsi in lei, unica donna in un mondo (quello degli scacchi) dominato dagli uomini. Geniale, intelligente, pazza, fredda ma allo stesso tempo umana: la protagonista ha un fascino stupefacente. Le convenzioni sociali e l'immobilismo degli anni '50 e '60 si percepisce chiaramente come anche le tematiche raccontate: dall'alcolismo alla dipendenza, dall'adozione alla mania del controllo. Beth nel contesto nel quale vive e gareggia ha un ruolo di rottura fondamentale per lo sviluppo della trama. La regina degli scacchi ti trasporta come uno show d’azione e ti avvolge in una storia di vita solitaria che è anche una profonda riflessione sull'animo degli esseri umani. Straordinario.    

Perché "La regina degli scacchi è da evitare"

Tutti ne parlano, tutti ne scrivono, La Regina degli Scacchi sembra aver conquistato i social e i cuori degli italiani stretti nella morsa della pandemia, ma al di là del prodotto ben confezionato stile Netflix, cosa c’è di effettivamente “grande” nella miniserie con protagonista Anya Taylor-Joy? Probabilmente il suo pregio è riuscire a far diventare avvincente uno sport di riflessione e strategia come gli scacchi. Assistiamo alla crescita di una giovane donna, che malgrado abbia perso i genitori naturali, sia cresciuta in un orfanotrofio come Candy Candy, abbia maturato una predisposizione alla dipendenza dalle droghe e dall’alcol, trova un modo di sopravvivere grazie al gioco degli scacchi. Intuita la possibilità di guadagno, la madre adottiva lascia che la figlia abbandoni la scuola per andare in giro per gli USA e partecipare ai tornei, in modo da potersi sostentare con i premi dopo che il marito ha abbandonato entrambe. Non siamo i fronte a un nuovo caso come quello del padre di Mary Pierce o di Steffi Graf, ma poco ci manca. Tutte le droghe e l’alcol e la vita dissipata non impediscono a Beth di memorizzare partite e mosse e sostanzialmente brutalizzare i colleghi maschi che le si parano di fronte. C’è sempre lei sullo schermo, lei è l’unico personaggio per cui parteggiare. C'è lo scacchista-cowboy interpretato da Thomas Brodie-Sangster, lo Jojen Reed de Il Trono di Spade e il piccolo Sam di Love Actually, ma sinceramente, a parte il cappello, il coltello e la giacca con le frange non è abbastanza caratterizzato per restare impresso. A proposito, siamo tra gli anni Cinquanta e Sessanta e mai in nessuna occasione c’è un caso di sessismo. Infine, come prequel alla saga di Rocky, Beth Harmon riesco a fare a pezzi in campione degli scacchi sovietico a casa sua, Mosca. Sarebbe stato perfetto se avesse urlato “Adrianaaaa” a fine partita. E allora, cosa c’è di effettivamente grande e unico ne La Regina degli Scacchi?


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