Stati Generali Fapav, i dati sulla pirateria audiovisiva© ANSA

Stati Generali Fapav, i dati sulla pirateria audiovisiva

Le parole di Duilio, Amministratore Delegato di Sky Italia, e Azzi, Ceo Dazn Italia
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La pirateria audiovisiva negli ultimi due anni ha fatto registrare un leggero calo sia di utenti sia del numero di atti illeciti anche se il danno economico potenziale per le industrie dei contenuti e per il Sistema Paese rimane gravissimo. Anche nel 2024 la pirateria digitale si conferma tra gli adulti la principale modalità di fruizione di contenuti audiovisivi e sportivi.

È quanto emerge dall’ultima edizione dello studio FAPAV/Ipsos presentato questa mattina a Roma presso l’Aula Magna “Carlo Mosca” della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, l’esclusivo istituto d'istruzione del Ministero dell'Interno, dove si sono riuniti i più importanti esponenti delle industrie audiovisive, delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine per fare il punto sul fenomeno della pirateria nel nostro Paese, in occasione dell’evento “Stati Generali della Lotta alla Pirateria tra Legalità, Sicurezza e Intelligenza Artificiale. Industrie dei contenuti, consumi culturali e comportamenti illeciti” organizzato dalla Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali.

Il 38% degli adulti italiani, secondo i dati Ipsos, ha commesso nel 2024 almeno un atto di pirateria fruendo illecitamente di film (29%); serie/fiction (23%); programmi (22%) e sport live (15%), dati sostanzialmente rimasti stabili rispetto al 2023. In totale si stimano nel 2024 circa 295 milioni di atti di pirateria compiuti, l'8% in meno rispetto all’anno precedente e ben il 56% in meno rispetto al 2016, primo anno della rilevazione. La pirateria sportiva, oggi praticata dal 15% della popolazione adulta, vede nel calcio il contenuto più rappresentativo, seguito da F1, Tennis e Moto GP.

Gli ultimi due anni hanno visto l’entrata in vigore della nuova legge antipirateria, un impianto normativo all’avanguardia e di esempio anche per gli altri paesi europei e l’attivazione, a febbraio 2024 di Piracy Shield, la piattaforma attiva oggi solo per bloccare, entro 30 minuti, la messa on line illegale di contenuti sportivi live. L’obiettivo è quello di estenderne l’uso anche ai contenuti audiovisivi di prima visione, come previsto dalla Legge 93/2023, ed è in corso proprio in queste settimane una consultazione AGCOM finalizzata a questa implementazione.

Gli attuali pirati, considerando come base sempre la popolazione adulta, hanno un comportamento molto dinamico: sfruttano quante più modalità possibili per fruire in modo illecito dei contenuti spaziando tra le IPTV illegali (22%); lo streaming (18%); il download/peer-to-peer (15%); i social network (13%); le App di messaggistica istantanea (10%).

Chi nel 2024 ha utilizzato almeno una volta servizi IPTV illeciti (circa 15 milioni), ossia servizi non ufficiali a pagamento che permettono l’accesso illecito a contenuti disponibili solo su servizi pay, è consapevole del fatto che questa condotta può generare un danno a economia e società (70%) ma il 45% tende a non considerarlo come un reato. 

Le dichiarazioni di Duilio, Amministratore Delegato di Sky Italia

"I dati presentati oggi da FAPAV confermano che la pirateria resta un fenomeno allarmante – ha commentato Andrea Duilio, Amministratore Delegato di Sky Italia. Nonostante i progressi normativi e tecnologici e i primi segnali incoraggianti, è chiaro che dobbiamo fare ancora di più. Non solo per tutelare l’industria audiovisiva e sportiva, ma anche per difendere chi sceglie ogni giorno la legalità. È fondamentale mettere fine al senso di impunità ancora troppo diffuso tra chi consuma contenuti pirata, e all’idea che si tratti di un comportamento accettabile e privo di conseguenze". 

Le dichiarazioni di Azzi, Ceo Dazn Italia

"Il valore della pirateria ad oggi è di 350milioni ossia il 50% di quello che DAZN paga alla Serie A per l’esclusività dei diritti. Una cifra mostruosa. 3.4 Milioni di abbonati alla illegalità che sottraggono risorse al sistema e stanno minando la sostenibilità, bloccando la crescita che nuovi modelli business come quello della revenue share proposto alla Serie A potrebbero dare al sistema. Il problema è certamente culturale e trova conferma anche in quanto riportato da alcuni media: tra i nomi presenti nelle liste delle multe comparirebbero anche profili del tutto insospettabili. Parliamo di notai, avvocati, professionisti che hanno tutti i mezzi per pagare legalmente un abbonamento, e che invece scelgono consapevolmente di aggirare il sistema, mettendo a rischio la propria reputazione e la loro sicurezza. E che certamente non lo fanno per il prezzo. Questa è la conferma che questa abitudine all’illegalità è un fatto di costume ormai consolidato.
Cosa ci dice tutto questo? Una cosa molto chiara: la pirateria digitale nel calcio e la sua dimensione sono un problema comune delle istituzioni, dei broadcaster, delle Leghe e dei Club che va risolto se vogliamo davvero proteggere il futuro del nostro sport.
Il problema è comune dal momento che la legge, i regolamenti, piracy shield e le sanzioni, finora non hanno ancora innescato l’effetto deterrenza necessario. Come diceva prima il Presidente di FAPAV, l’industria ha bisogno di risultati concreti.
Ciò che manca ancora, nonostante il lavoro importantissimo portato avanti da tutti che ringraziamo di nuovo, è ancor più fermezza su motori di ricerca e su società che nascondono la illegalità. C’è un mantello dell’invisibilità che si sta lacerando, ma è arrivato il momento di rompere definitivamente questa abitudine diffusa all’illegalità. Dobbiamo rendere
ancora più consapevolezza e quindi il lavoro di tracciamento, identificazione e sanzione, sistematico e continuo, e comunicarlo*.
Serve una risposta forte, costante e comunicata. 
La sensazione dominante tra chi compra partite illegalmente è che il rischio sia basso e che valga la pena correrlo. Ce lo confermano anche i numeri della recente ricerca FAPAV presentata da Ipsos: oltre 1 persona su 2 che compra una partita illegalmente crede che ci sarà sempre un modo per eludere il sistema; quasi 1 su 2 ritiene che nessuno tra i propri conoscenti sia mai stato sanzionato; quasi 1 su 4 dubita persino che le sanzioni verranno mai applicate.
È tempo di dimostrare il contrario: più consapevolezza. Solo così potremo davvero garantire un futuro sostenibile e giusto per il nostro sistema calcio".

 


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