È possibile che un gioco, già eccellente nella sua versione base, abbia ancora la forza di dimostrare a tutti che ancora vi erano delle cose importanti in sospeso? Death Stranding Director’s Cut risponde “Sì, è possibile”. Hideo Kojima colpisce ancora, e questa volta lo fa con Kojima Productions in qualità di third party nei Playstation Studios. L’ingresso nella grande famiglia Sony serve per accogliere, nel migliore dei modi, tutte le feature specifiche della nuova console PS5. Il gameplay ringrazia, con il feedback aptico che ci aiuta a percepire una parte della fatica che il povero Sam prova nello svolgimento della sua missione. Ogni tipologia di terreno restituisce un particolare feedback tattile che aiuta meglio a comprendere le difficoltà che sono insite in quello che alcuni hanno definito “un semplice gioco in cui si consegnano i pacchi dal punto A al punto B”. Tutto vero, tranne che per il “semplice”.
Per l’occasione il Game Director giapponese ne approfitta per ravvivare l’offerta del suo gioco base. La missione infiltrazione è un vero e proprio tributo al primogenito di Kojima. Sam è alle prese, infatti, con una missione dove contano il silenzio e le doti di infiltrazione, da svolgersi in una fabbrica abbandonata piena di muli assetati di pacchi. Con noi avremo anche una new entry nell’arsenale, il fucile Maser. La micidiale scarica elettrica in grado di friggere chiunque nella breve/media distanza.
Le novità di Death Stranding Director’s Cut interessano anche le missioni “d’istituto”. La crociata di Sam appare, nei primi momenti, meno dura rispetto come la ricordavamo, con una curva di difficoltà meno ripida rispetto la versione base. Ad aiutarci in questa missione ci saranno dei nuovi supporti logistici, con una menzione d’onore per la catapulta con paracudute. Il resto è arte, poesia applicata al mondo videoludico. Se lo avete giocato la prima volta, una seconda run è obbligatoria.