Michieletto la star del volley: "Vi spiego come a 21 anni ho vinto tutto"

Campione del mondo e d'Europa, martedì ha conquistato il primo scudetto della sua vita con Trento, la squadra del cuore. "E ora punto a una grande estate azzurra!"
Michieletto la star del volley: "Vi spiego come a 21 anni ho vinto tutto"© GALBIATI FIORENZO
Giorgio Marota
5 min
A 21 anni Alessandro Michieletto ha già vinto tutto. Campione d’Europa, campione del mondo e adesso campione d’Italia, al termine di una serie infinita contro Civitanova e assaporando ogni istante di una notte che sognava fin da piccolo mentre dalle tribune cantava “Trento alè!”. Su Instagram, prima di tuffarsi nella festa, ha dedicato un pensiero alla squadra del cuore: «Te l’ho promesso da bambino». Mic è il Fenomeno con la F maiuscola della pallavolo italiana, la sua forza è questa voglia di prendersi ogni cosa. E ciò che gli manca (Mondiale per club, Champions League e Coppa Italia) l’ha solo sfiorato, arrendendosi in qualche sfortunata finale. Dentro quel piccolo bagaglio di partite che è la sua giovanissima carriera - 3 anni e mezzo fa esordiva in Superlega – c’è l’esperienza che un pallavolista di alto livello farebbe forse in due vite.  

 
Il 3-0 a Civitanova, la gioia, i festeggiamenti... 

«Una serata epica. Vincere in casa nostra, col palazzetto pieno, contro una squadra che dal 2019 aveva lo scudetto sul petto. Credo di aver vissuto dei momenti che diventeranno ricordi per la vita. Campioni d'Italia! Dirlo ad alta voce è tanta roba». 
 
C’è stato un momento della serie in cui ha capito che lo scudetto prendeva la via delle Dolomiti? 

«Quando è caduta l’ultima palla». 
 
Gara 5 però è stata come un assolo di chitarra in un concerto rock. E sul palco c’era solo Trento. 

«Mai come in questa serie il fattore campo è stato decisivo. La Lube a Civitanova giocava quasi a un altro livello, in casa nostra soffriva. Il 3-0 di mercoledì è stata una conferma. A noi è riuscito tutto». 


Nel 2015 l’ultimo scudetto di Trento, lei dov’era?

«In curva a tifare come un matto e a chiedere l’autografo a Matej Kazijski».


Che con la finale scudetto ha giocato l’ultima partita con l’Itas, come Lisinac.

«Questi campioni ci mancheranno tanto. All’inizio non sarà facile senza di loro, ma sono sicuro che arriveranno giocatori forti e motivati». 
 
Dicono che vincere da tifoso valga di più.

«Questi colori li ho tatuati sulla pelle, direi proprio di sì». 


E Lorenzetti? Anche il mister andrà via da campione d’Italia.

«Ci siamo abbracciati dopo la partita, ci siamo anche commossi. Mi ha detto che sono cresciuto con lui e mi considera quasi come un figlio. Mi ha trasformato lui da libero a schiacciatore, mi ha portato lui in prima squadra. Sa tutto di me e io gli devo tutto. Angelo più di chiunque altro meritava lo scudetto, dopo tanti anni insieme non potevamo che lasciarci con qualcosa di indimenticabile e raggiungere il nostro sogno alla fine penso sia ancora più bello». 


Tra compagni di squadra vi eravate promessi qualcosa, in caso di vittoria?

«Questo gruppo ha giocato tante finali e ne ha perse parecchie, pensare a queste cose qua era controproducente e abbiamo evitato. Tanto quando vinci i festeggiamenti vengono da sé». 
 
“Eterni secondi”. Vi hanno chiamato così, a un certo punto.

«Solo chiacchiere. Le sconfitte in finale sicuramente ci hanno insegnato molto, oggi le vedo come dei passaggi necessari per arrivare a questa gioia. Se fosse stata la nostra prima finale, probabilmente non l’avremmo vinta».  
 
L’Europeo in casa, la qualificazione olimpica, la VNL. Che estate sarà?

«Spero vincente come le ultime due. Indossare la maglia della Nazionale è sempre un onore. Vogliamo confermarci campioni d’Europa in Italia, sarebbe magnifico. Nonostante una stagione molto lunga, sono ancora carico». 
 
Le resterebbe un ultimo avversario: la pancia piena. 

«No, quello è facile da battere. Basta non pensarci». 
 
Come ci si abitua alla vittoria?

«Bisogna porsi sempre nuovi obiettivi. Sarebbe stupido accontentarsi. Noi atleti ci alleniamo, facciamo sacrifici, rinunciamo a tante cose ogni giorno e lo facciamo per vincere. Non farei più lo sportivo se mi stancassi di provare quel brivido lì». 


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