Juve-Milan riaccende l'Italia

Juve-Milan riaccende l'Italia© Juventus FC via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Stasera torniamo al calcio al presente, all’inedito. Anche televisivamente. Addio repliche omeopatiche del ’98, del 2006, del 2010. Addio Milan-Juve 2013, Inter-Roma 2016, Lazio-Inter 2000. Di nuovo al loro posto, nell’archivio della memoria, i 307 gol di Totti con la maglia della Roma, i 100 di Dzeko, le perle di Higuaìn, quelle di Ronaldo e Van Basten, i capolavori di Raffaello Baggio e Pinturicchio Del Piero. Negli ultimi tre mesi le tante madeleine calcistiche non sono servite a farci tornare ragazzi, tutt’altro: alla prima fase della nostalgia è infatti subentrata la seconda, quella dell’amarezza e del crollo nervoso da assenza prolungata. Da vuoto.

Novantasei giorni dopo Juve-Inter a porte chiuse il grande calcio riaccende l’Italia. Fine della passione sospesa: la vita è apertura, anche se condizionata. Giusto ricominciare dalla Coppa Italia e dall’assegnazione di un titolo, il primo della stagione: milioni di telespettatori dovranno adattarsi a un calcio provvisorio. Un calcio essenziale nel quale, almeno per qualche settimana, il campo sarà solo e tutto. Qualcuno storcerà il naso, ce ne faremo e se ne farà una ragione. Altri parleranno o scriveranno di campionato falsato, falsato come il loro cervello, irregolare come la vita che conduciamo: l’alternativa, il calcio umiliato. Noi diciamo grazie a Gravina e Dal Pino, il vecchio e il nuovo, il loro reciproco scoprirsi e capirsi ha prodotto il miracolo.

La Grande Crisi ha lasciato segni profondi nelle tasche e nell’umore degli italiani. Ne usciamo turbati, ben più del previsto, e peggiorati, abbiamo temuto l’angoscia del troppo tardi. Non eravamo preparati a nulla. In questi tre mesi abbiamo assistito alla sagra delle umane debolezze, delle bugie, delle minacce, dell’arroganza; abbiamo scoperto il vero volto di personaggi che credevamo seri, onesti, sportivi. Una parte del calcio ha dato una pessima immagine di sé; nessun protocollo prevede il controllo elettronico della dignità.

Eppure... Ho dimenticato, mentre riepilogavo il Festival del déjà-vu, l’ultima ondata di ratatouille nostalgica, indigesta la sua parte, se liberata dagli impicci giovanili che fanno sembrare tutto bello, tutto meglio: trent’anni fa, oh il Mondiale delle Notti Magiche! Cinquant’anni fa, oh il sublime Italia- Germania 4 a 3! Inni e gol del tempo perduto, basta non approfondire, basta evitare di riportare in primo piano quegli eroi - pochi - e quei cialtroni - tanti - che vorrebbero farlo passare come un altro calcio, un’altra storia.

Fermiamoci al presente, che storico lo è davvero. Non tanto e non solo per la Coppa Italia, per Juventus-Milan e Napoli-Inter che accogliamo con piacere, ma per il racconto che se ne farà fra trenta o cinquant’anni camuffando la verità perché - sapete? - c’era la peste.


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