Inter, quando manca l’idea di gruppo

Inter, quando manca l’idea di gruppo© Inter via Getty Images
Roberto Perrone
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L’Inter appare avvolta da una enorme fragilità. Questa la sintesi più attendibile alla prima sosta della stagione più folle del mondo. Non ha attenuanti generiche come le assenze, perché, a parte Lukaku, certo un giocatore importante, ha lo stesso complesso del 2021-22 rinforzato nella campagna estiva. Eppure l’Inter non ha continuità di risultati e la ragione è la fragilità generalizzata, determinata dall’assenza di carattere, dalla mancanza di un’adeguata tenuta a livello di atteggiamento, di comportamento. Lo dimostrano l’alternanza dei risultati e soprattutto la lettura che ne possiamo fare. Quella di Udine è la terza sconfitta dall’inizio dell’anno sociale 2022-23 in sette partite, la quarta in nove, Champions compresa. L’Inter veniva da due successi, con il Torino e con il Viktoria Plzen nel secondo turno della campagna europea. L’Inter ha un grosso problema di approccio alla partita che riesce a risolvere quando si trova davanti squadre “abbordabili” ma la sua fragilità emerge contro le squadre toste, squadre in grande forma psicofisica come la stratosferica Udinese di Andrea Sottil.  


 
L’Inter, finora, quando ha incontrato una squadra-squadra, una squadra che sa proporre un atteggiamento deciso e un calcio concreto ha perso. Con la Lazio, con il Milan, con l’Udinese e con il Bayern Monaco in Champions. Ha battuto, nella categoria “squadre combattenti”, solo il Torino, ma bisogna ricordare lo svolgimento della gara, con Handanovic salvatore della patria/porta, alla sua migliore prova da lungo tempo e con un gol trovato sull’asse Barella-Brozovic all’ultimo respiro.

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Al di là delle scelte di Simone Inzaghi, delle sue contestate sostituzioni, delle altalenanti prestazioni di alcuni giocatori importanti, all’Inter attuale manca qualcosa, più che idee tattico/tecniche occorrerebbe un collante ideologico, qualcosa che unisca il gruppo che appare procedere a tentoni, senza legami, senza un pensiero comune. Certo, gli esterni, fondamentali nel gioco di Inzaghi(e prima ancora di Conte) non riescono a incidere come dovrebbero. Però tutto il lavoro deve essere nella direzione di un consolidamento delle intenzioni, di un ristoro collettivo degli intenti comuni. L’Inter deve ritrovare se non il tremendismo contiano, che era condizione mentale prima che di gioco, qualcosa di simile. I margini per recuperare ci sono ancora, ma si sono molto ristretti. Soprattutto senza un cambiamento di rotta. 


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