In vista del big match tra Inter e Juve, il doppio ex Bobo Vieri ha parlato ai microfoni di Radio Tv Serie A con RDS: "Oggi è più forte l'Inter. È una super squadra, gioca molto bene. Inzaghi meglio di Allegri, sta dimostrando di essere un grandissimo allenatore".
Vieri e il parere su Inter e Juve
Vieri ha proseguito: "Il mio preferito tra le due squadre? Mi piacciono molto Lautaro e Thuram. L'Inter mi fa impazzire, anche Dimarco mi piace tantissimo, contro il Frosinone ha fatto un gol pazzesco. Sono tutti giocatori forti, giocano un bel calcio. Nella Juve non ne trovo uno in particolare, ma è una squadra molto solida. Bremer in difesa, davanti ha quattro attaccanti forti. Kean è in grandissima forma, sta giocando alla grande. C'è anche Chiesa, uno che può sempre fare la differenza. Cosa manca a Vlahovic? Il giocare sempre e i gol. Trascinatori si diventa giocando ogni partita". Vieri, dopo aver smesso, non è stato con le mani in mano ("Io mi annoio molto facilmente, devo sempre trovare qualcosa che mi diverte. Mi piace essere sempre attivo") ma "tornassi indietro giocherei fino a cinquant'anni, se fai il calciatore ami questo sport. Non c'è un mio ex compagno che non tornerebbe indietro a rifare tutto. Quando fai un lavoro che ti piace, non ti annoi mai. Quando sei fortunato a fare il lavoro dei sogni è ancora più bello".
Vieri e il rammarico per il mancato scudetto con la Lazio
Vieri ha svelato anche degli aneddoti particoli: "Ero stufo di tutto e di tutti, ero stanco mentalmente. Ricordo di essere andato in Svizzera con l'Atalanta a fare un'amichevole, a fine primo tempo ho comunicato a Delneri che me ne sarei andato e così ho fatto. Stavo ancora bene, ma non avevo motivazioni, avevo grande stanchezza mentale. Dovevo andare a giocare al Boavista da un mio amico, ma mi sono allenato un mese e poi ho deciso definitivamente di non continuare con il calcio: da lì è finito tutto. Rimpianto? Tornassi indietro giocherei ancora, ma lo sto dicendo ora: in quel momento, se ho smesso, è perché sentivo di smettere. Va bene così. Nella mia carriera c'è stato Mondonico che ha creduto più di tutti in me, invece lla Juve mi ha introdotto nel grande calcio. Grandi allenatori, grandi dirigenti, una squadra fenomenale piena di talento. Con loro mi sono fatto tantissime risate, c'era un grande gruppo, invece all'Atletico Madrid è stato un errore andare via. Con la Lazio avevamo una supersquadra. Non so come abbiamo fatto a perdere lo scudetto. All'Inter, invece, volevo giocare con Ronaldo, il giocatore più forte, a quei tempi era incredibile e io ero curioso di conoscerlo. Un club meraviglioso, c'era tutto per vincere".
